SOMETHING ABOUT ME

Se sei qui è probabile che tu abbia letto uno dei miei articoli. E forse potrebbe esserti capitato di pensare: “Ma chi è sta tizia che parla di felicità, libertà, sogni, viaggi e l’assurda idea di lavorare viaggiando?

Permettimi di presentarmi 🙂

Io sono Giulia e come avrai capito sono una persona che ha una visione della vita ben diversa da quella che tutti considerano normale. Anzi, diciamolo chiaramente: sono convinta che l’idea di felicità più comune sia una grande fregatura.

Forse sai già di cosa parlo…

Ci dicono che per essere felici dobbiamo avere un lavoro prestigioso, un’automobile costosa e una casa grande. Ci dicono che i soldi non sono mai abbastanza, che ne dovremmo volere sempre di più. Ci insegnano a giudicare gli altri in base alle etichette: che lavoro fa? Quanto guadagna? Quanti anni ha? Ha figli? Mai una volta che ti giudichino in base a quante volte sorridi durante una giornata.

E soprattutto vogliono farci credere che sia normale vivere per lavorare, dire sempre di sì e rimandare continuamente la nostra felicità.

Prima ti laureai, poi sarai felice. Prima trovati un lavoro, poi sarai felice. Prima fai una famiglia, poi sarai felice. Prima vai in pensione, poi sarai felice.

No grazie.

In questo tipo di vita “normale” e “giusto” io non mi sono mai sentito a mio agio. Mi vedevo, qualche anno dopo l’università, costretto dentro un vestito grigio e scomodo, con un sorriso falso stampato in faccia e la convinzione che il modo migliore di avere successo fosse fare carriera, ovvero mettere il lavoro davanti a tutto. Mi vedevo rinchiuso dentro le quattro mura di un ufficio per cinque giorni su sette ad aspettare un sabato sera in cui mi sarei dovuto costringere a divertirmi.

No grazie.

Vivere per lavorare, indebitarmi fin da giovane per comprare una casa, trascorrere il mio prezioso tempo a fare cose che mi rendevano infelice, sempre nella stessa città, sempre con le stesse persone, fino alla fine dei miei giorni?

Per poi, cosa? Per realizzare l’idea di felicità che altri mi avevano detto essere giusta? No grazie.

Alle scarpe lucide e scomode preferivo le infradito. A una casa con il mutuo preferivo una vita vagabonda e minimalista. A un lavoro prestigioso preferivo un lavoro che mi piacesse. A una vita di grandi apparenze, preferivo una vita di grandi libertà.

Dopo aver capito che in quella vita mi sarei sentito come un animale dietro le sbarre dello zoo che guarda malinconico il mondo là fuoridecisi di partire.

Un biglietto di sola andata, destinazione felicità!